
Cantine Barbera
Fare il vino per me è una scelta di vita.
Tornata in Sicilia dopo anni trascorsi in un altrove che non mi apparteneva, ho trovato la vigna e il sogno di mio padre.
Ho preso questo sogno e ho scoperto che era anche il mio.
Vivere a Menfi, sentire l’energia di questa terra bellissima e difficile, provando a capirne l’essenza ed interpretarla attraverso i frutti che ogni giorno ci regala.
Essere testimone e custode, preservandone l’integrità, assorbendone la forza e la ricchezza, cercando di trasferire al vino la sua anima. Senza trucchi.

Agricoltura biodinamica
La vocazione del terroir e una grande sensibilità ai bisogni della vite sono le risorse più importanti
La maggior parte delle operazioni colturali – potatura, legatura, gestione del verde, diradamento e sfogliatura – è effettuata manualmente: nulla è più efficace e allo stesso tempo delicato della mano dell’uomo in una viticoltura attenta e rispettosa.
Credo che ciascuna vite debba essere considerata un individuo, e che debba essere rispettato e valorizzato il suo singolare equilibrio: per questo motivo evito cimature e pratiche di forzatura, quali ad esempio le concimazioni minerali.
In vigna utilizzo rame e zolfo solo se indispensabile. Sovesci, compost, alghe e preparati biodinamici ed omeopatici garantiscono nutrizione e salute del vigneto.
L’Azienda Agricola Barbera ha ottenuto la certificazione biologica nel 2016 e la certificazione biodinamica nel 2023.
Vinificazione naturale
In cantina, la vinificazione inizia con la preparazione di un pied-de-cuve di lieviti indigeni
Qualche giorno prima della vendemmia raccolgo un quintale di uva a bacca bianca, che viene lasciato fermentare spontaneamente con tutte le bucce e i raspi. Quando i lieviti sono abbastanza forti il pied-de-cuve viene svinato a mano e il mosto in fermentazione viene continuamente alimentato con succo d’uva fresco, per inoculare tutte le altre uve che saranno raccolte in seguito.
Anche la fermentazione malolattica avviene spontaneamente, grazie alla carica batterica naturale dei mosti.
Per migliorare l’acidità, nelle annate particolarmente calde utilizzo piccole quantità di uve non ancora mature, che vengono torchiate a mano per estrarre del succo molto acido da aggiungere ai mosti durante la fermentazione.
Additivi e pratiche enologiche
Proteggere le uve dall’ossidazione e preservare la freschezza degli aromi sono i miei obiettivi primari
In vinificazione, utilizzo essenzialmente due additivi per proteggere l’integrità aromatica dei mosti: la vitamina C, un antiossidante che, esclusivamente in annate terribilmente calde quando la temperatura esterna supera i 35 °C, adopero direttamente sulle uve appena raccolte e i solfiti, di solito aggiunti a piccole dosi a fine vinificazione o in fase di imbottigliamento.
Il livello di solforosa totale è generalmente mantenuto intorno ai 30-60 mg/litro, molto al di sotto dei limiti di legge.
Preferisco non effettuare chiarifiche sui vini: la stabilizzazione avviene con lunghe soste sulle fecce fini e batonnages manuali, sia in legno che in acciaio.
Le filtrazioni sui vini bianchi sono molto blande, o escluse del tutto. I vini rossi e i bianchi macerati non sono filtrati.



Menfi, il terroir
Per capire le vigne devi venire a vedere il mare.
Il mare a perdita d’occhio, la spiaggia che corre per chilometri e chilometri bianca gialla e ocra, liscia e ondulata, accarezzata dal vento. Le dune di sabbia coperte dai gigli selvatici, la macchia di giunchi e di canne, di tamerici e lentischi, percorsa dagli scarabei che disegnano incessanti ghirigori, dalle tartarughe che vi depongono le uova, dagli aironi cinerini ed altri uccelli che vengono qui a sostare nelle loro eterne migrazioni.
Vigne di mare, che assorbono il sale dall’aria e dal terreno, trasformandolo in vibrante sapidità. Vigne che godono di inverni miti e ventilati e di estati calde e asciutte, dalle importanti escursioni termiche tra giorno e notte. Acini d’uva dolcissimi e salini, che profumano del sole di Sicilia e della fresca brezza mediterranea.
C’è l’Inzolia, che mio nonno ha piantato negli anni venti e che si è tanto adattata a dialogare col sale che non crederesti mai possa vivere altrove. Ci sono i vigneti che mio padre, in un impeto di modernità, ha portato a Belicello: Chardonnay, Merlot, Petit Verdot e Cabernet Sauvignon, che adesso tutti guardano con sospetto ma che allora, trent’anni fa, erano la nuova frontiera.
E c’è quello che faccio io: Grillo, Catarratto, Zibibbo, Perricone, Catanese, Alicante, Nero d’Avola, Frappato.
MENFI: LA SICILIA IN CUI CREDO
